Althiburos

L’area archeologica dell’antica Althiburos, oggi el Médéïna presso Dahmani, si trova nel nord-ovest della Tunisia, a circa 215 km a sud ovest di Tunisi, 45 km a sud della città di el Kef, l’antica Sicca Veneria. Il sito è stato esplorato per la prima volta nel 1848, identificato nel 1874 e definitivamente localizzato un anno dopo, grazie ad un’iscrizione neo-punica che cita “Baal Hammon di Althiburos”7.

I primi scavi furono intrapresi nel 1895 con il patrocinio del protettorato francese in Tuni­sia, instaurato nel 1881. Essi proseguirono in modo discontinuo fino al 1912 per riprendere poi nel 19618.

L’insieme delle attività archeologiche ha consentito di porre in luce il centro monumen­tale della città: il foro con il portico e le adiacenze, il campidoglio9 a Sud del foro, un tempio tetrastilo a Nord della piazza, l’arco di Adriano a Sud-Ovest, un altro arco edificato di fronte a questo, che interrompe una strada che separa il campidoglio dal foro; verso Est un monu­mento cosiddetto “à auges”, una fontana monumentale. Verso il Nord del quartiere residen­ziale, una casa chiamata “dalle sedici basi” ornate da rilievi, e sulla riva destra del torrente el Médéina, che corre attraverso il sito, a Nord, la “casa delle Muse” e l’edificio degli Asclépieia il cui scavo del pavimento d’entrata del peristilio ha portato alla scoperta del famoso mosai­co con catalogo nautico esposto al Museo del Bardo. Verso Ovest, la casa della pesca, a due piani, con un bel mosaico raffigurante il dio Oceano anch’esso visibile nello stesso museo. Infine, un grande arco si trova all’estremità Nord-Ovest della città, un teatro a Est e una serie di mausolei ai confini del sito10.

La città di Althiburos ottenne lo statuto di municipium dall’imperatore Adriano, probabil­mente durante il suo viaggio in Africa nel 128 d.C. La città eresse, per l’appunto, un arco in onore di questo imperatore, qualificandolo con il titolo di conditor municipii11. Grazie a que­sta promozione nella sua amministrazione, Althiburos ebbe l’opportunità di conoscere una importante espansione, facilitata dall’esistenza di strutture urbane pre-romane. Il passato nu­midico di Althiburos è documentato dal suo nome ’ltbrš e dalla scoperta di iscrizioni libiche. Le più antiche evidenze si possono far risalire alle numerose strutture funerarie, principalmente dolmen e tumuli che caratterizzano i dintorni del sito, e agli strati messi in luce durante gli scavi tuniso-catalani datati al X-IX sec. a.C12 grazie alle analisi calibrate al 14C.

Per quel che concerne i contatti culturali con gli insediamenti punici della costa, gli scavi tunisino-catalani condotti nell’area del capitolium hanno messo in luce una cisterna di tipo punico databile ad un momento avanzato del Numidico Medio (fine VI sec. a.C. ca.) e un naïskos, reimpiegato in una struttura molto più recente13. Le iscrizioni puniche e neopuniche sulle stele votive rivelano allo stesso tempo una forte influenza cartaginese sull’organizzazione sociale e religiosa.

Dal 2006, questo sito è oggetto di vasti progetti di cooperazione internazionale, sul piano della ricerca scientifica e della valorizzazione culturale14. Il primo progetto, avviato nel 2006, con l’Università di Barcellona, è co-diretto dal Prof. Nabil Kallala e dal Prof. Joan Sanmarti. Ha come tema “L’evoluzione sociale e la formazione dello stato numidico, con riferimento alle popolazioni indigene nella regione di Sicca Veneria (el Kef ) e il rapporto con la civiltà fenicio-punica”. Si sviluppa sul piano della ricerca e della prospezione e ha dato luogo a varie pubblicazioni15.

Il secondo progetto, che prevede lo studio e anastilosi del teatro, è stato firmato nel 2007 con l’Università di Macerata, rappresentata dal compianto prof. Antonino Di Vita, coinvol­gendo anche l’Università di Bari, rappresentata dal prof. Giorgio Rocco. In seguito, la colla­borazione con l’Università di Macerata è stata affidata al dott. Gilberto Montali, che opera sul sito insieme a Nabil Kallala16.

Il terzo progetto, quello che qui ci interessa, concerne il santuario-tofet di Baal Ham­mon-Saturno. L’esistenza di un luogo sacro di questo tipo ad Althiburos era nota fin dal XIX secolo. Una documentazione epigrafica e iconografica, che si è andata accrescendo nel corso degli anni, documentava in effetti la presenza di un santuario consacrato al culto del dio puni­co Baal Hammon e poi al suo “erede” Saturno in età romana17; ma la sua precisa localizzazio­ne era rimasta oscura fino al 2006, quando Nabil Kallala, in qualità di conservatore del sito di Althiburos, ha avuto l’opportunità di scoprire18 una decina di nuove stele con iscrizioni votive dedicate a Baal Hammon, e un’altra per il dio Saturno, nonché urne con resti incinerati, mensae e altro materiale19. Questo ha permesso di localizzare il tofet in una collina (Fig. 2) che sovrasta le rovine della città antica e di avviare il progetto di cooperazione tunisino-italiano.

Fig. 2. Vista occidentale dell’altura del tofet prima dello scavo (Foto di M. Botto).